Donne e finanza: a che punto siamo?

By redazione Gimme5

Nell’immaginario collettivo, alcuni settori vengono automaticamente associati ad un sesso specifico. Ad esempio, il mondo dell’economia e ancor di più, quello della finanza, vengono considerati ambienti di lavoro molto distanti dalle donne. Sembra strano, però, che nel 2021 persistano ancora questo tipo di stereotipi, anche considerando i tanti passi in avanti e le battaglie femministe per la parità di genere.

Le donne in economia…

Negli ultimi anni si sentono sempre più donne che ricoprono cariche importanti nell’ambiente economico e politico. Basta pensare alla famosa Angela Merkel, Cancelliera della Germania, Kamala Harris, vicepresidente degli USA, Christine Lagarde, Presidente della Banca Centrale Europea, Ursula Von Der Layen alla guida della Commissione Europea, ma anche l’italiana Irene Tinagli, Presidente della Commissione per i problemi economici e monetari del Parlamento Europeo. Insomma, non mancano gli esempi di donne che hanno saputo raggiungere posizioni di rilievo in tutto il mondo.

Anche nel panorama italiano, dopo ormai dieci anni dall’approvazione della legge Golfo Mosca sulle quote rosa nei Consigli di amministrazione delle aziende non sono mancati i passi in avanti. Stando agli ultimi dati, infatti, le donne che ricoprono cariche di amministrazione hanno raggiunto il 36%, mentre per quanto riguarda le cariche di controllo sono arrivate al 39%. Se questi dati fanno ben sperare, tuttavia, non si può dire che si sia raggiunta una completa uguaglianza.

Stando alle stime redatte dal World Economic Forum, nel 2020 l’Italia si posiziona infatti al 76° posto su 153 paesi in termini di parità di genere e al 117° posto per le opportunità lavorative delle donne. Nel dettaglio, per quanto riguarda l’occupazione femminile ci posizioniamo al 95° posto (il tasso di occupazione femminile è del 55,7% contro quella maschile del 74,9%), mentre sull’uguaglianza salariale, ricopriamo il 125° posto. È contraddittorio, invece, il fatto che la percentuale di donne nei CDA (Consiglio di amministrazione) è del 34%, persino sopra a paesi come la Germania o la Danimarca.

…e in finanza

Nel settore della finanza, a livello globale, emerge una distanza da colmare molto ampia, tuttavia, stando al rapporto Women in financial services 2020, redatto dalla società di consulenza Oliver Wyman, i progressi non mancano. Nell’industria finanziaria, infatti, è stato raggiunto il 20% di donne nei comitati esecutivi e il 23% nei consigli di amministrazione.

Secondo la ricerca, però, l’evidenza più interessante riguarda l’opportunità di guadagno per questo settore: una maggiore presenza femminile è in grado di generare un’opportunità di maggiori ricavi per 700 miliardi di dollari, grazie al migliore servizio offerto alle donne clienti. Secondo Consob (Commissione nazionale per le società e la Borsa) però, le professioniste possono lasciare un’impronta rilevante sulle performance finanziarie a patto che raggiungano una presenza che va dal 17 e il 20% all’interno dei CDA.

Qual è la situazione italiana?

Fino ad ora abbiamo parlato di CDA, direttori finanziari e in generale cariche molto importanti che solo una piccola élite riesce a raggiungere. Concentriamoci, quindi, sulla situazione che riguarda le donne italiane più in generale.

Dalla ricerca “Le donne e la gestione famigliare” condotta da Episteme, emerge una situazione alquanto sconfortante che a dispetto dei tanti passi in avanti compiuti nell’ultimo secolo, rende difficile parlare di una vera e propria emancipazione femminile. In Italia, infatti, il 37% delle donne non è titolare di un conto corrente, una percentuale che cambia sostanzialmente in base al livello culturale: va dal 100% per le donne con un livello culturale basso, scendendo al 17% per le donne che hanno conseguito una laurea.

Risulta naturale domandarsi se sui motivi incida il fatto che le donne in Italia non guadagnino o vi siamo delle ragioni culturali alla base. Già nel 2019, prima della pandemia, secondo l’ISTAT (Istituto nazionale di statistica) le donne in Italia guadagnavano in media circa 3.000€ in meno all’anno rispetto agli uomini, a parità di posizione lavorativa. Scaturiva che il reddito medio delle donne italiane era il 59,6% di quello degli uomini e guardando al lungo periodo, questo inficiava sulle pensioni: quelle delle donne sono del 36% più basse rispetto a quelle degli uomini.

Partendo da questi dati, poi, la pandemia non ha di certo aiutato, in quanto ha inciso maggiormente su quei settori con una tradizionale incidenza femminile più marcata (quelli più relazionali): solo nel mese di dicembre, su una diminuzione dell’occupazione di 101.000 unità, 99.000 erano donne, mentre nel corso di tutto il 2020 su 444.000 persone che hanno perso il lavoro, il 70% erano lavoratrici.

L’indagine della Global Thinking Foundation, condotta su un campione di 1.000 donne italiane, mostra poi che esse sono ottime risparmiatrici (nel 68% dei casi possiedono dei risparmi) ma a causa della mancanza di conoscenze finanziarie, il 56% lascia questi risparmi sul conto corrente o addirittura in casa (19% dei casi). Sconforta sapere, poi, che il 21% del campione non ha idea di cosa sia la previdenza complementare e quasi la metà delle intervistate non possiede nessuna forma di tutela assicurativa contro gli imprevisti.

La mancanza di conoscenze finanziarie, come sappiamo, è un fenomeno diffuso nel nostro paese e non riguarda solo le donne. Secondo una ricerca dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sull’alfabetizzazione finanziaria, l’Italia si colloca all’ultimo posto su 26 paesi, e seconda solo alla Romania in tutta Europa per conoscenze finanziarie.

Come si può raggiungere più uguaglianza?

È evidente che un mancato coinvolgimento delle donne nel sistema economico allontana dal raggiungimento dell’efficienza: secondo l’European institute for gender equality, il miglioramento dell’equità di genere condurrebbe a un aumento del PIL pro capite dell’UE dal 6 al 9%. Allo stesso tempo, però, la distanza delle donne dalla gestione del denaro è uno svantaggio che va ad alimentare una sempre maggiore disuguaglianza. Tuttavia, presa coscienza della situazione attuale, si ha la possibilità di migliorare. Come diceva Socrate, infatti: “È sapiente solo chi sa di non sapere, non chi s’illude di sapere e ignora così perfino la sua stessa ignoranza”.

Per raggiungere un maggiore coinvolgimento femminile nel mondo della finanza, quindi, è necessario promuovere in primis l’educazione finanziaria e mettere a disposizione soluzioni semplici e immediate. Ad esempio, grazie alla diffusione del fintech sempre più persone hanno a portata di mano soluzioni semplici, in grado di aiutarle nella quotidiana gestione del denaro.

Tra queste spicca Gimme5, il salvadanaio digitale che grazie alla possibilità di investire a partire da 5€, permette a chiunque di mettere in moto i propri risparmi attraverso i fondi comuni di investimento. Questi strumenti oltre ad essere semplici, sicuri e gestiti da professionisti, sono particolarmente diffusi tra le risparmiatrici: su un totale di 7 milioni di sottoscrittori, il 47% sono donne (dati Assogestioni, 2020).

In aggiunta, oltre ad assolvere questa importante funzione, Gimme5 ha una marcia in più: promuove l’educazione finanziaria. La sezione “Esplora” dell’app, le dirette, gli articoli del Blog e i contenuti sui social network hanno, infatti, lo scopo comune di avvicinare sempre più persone al mondo del risparmio e dell’investimento, traducendo concetti tecnici in contenuti semplici e alla portata di tutti.

Come si comportano le risparmiatrici con Gimme5?

Come abbiamo detto, Gimme5 è pensato come uno strumento semplice, che da la possibilità anche a chi non si sente un esperto di finanza, di gestite il proprio denaro in modo efficiente. Un recente studio intitolato “There’s an App for That: Goal-Setting and Saving in the FinTech Era”, condotto in forma anonima dalle University of Melbourne e Georgetown University in collaborazione con Gimme5, ha portando alla luce delle interessanti considerazioni sulle risparmiatrici che si affidano al salvadanaio digitale.

Le donne rappresentano il 21% degli utenti attivi dell’App ma sono in continua crescita (sono cresciute del +22% nell’ultimo anno). Emerge poi che le donne hanno una maggiore propensione al risparmio rispetto agli uomini, in quanto in media accumulano il 15% in più, e che sono più determinate nel raggiungere l’obiettivo di risparmio che si sono prefissate (il 5% in più degli uomini).

In base alla fascia d’età, le donne in età matura (40-60 anni) sono il gruppo più ampio (oltre il 50%), forse a rappresentare una maggiore stabilità economica. Tuttavia, paragonandole ai coetanei dell’altro sesso, le donne della Generation Z (18-24 anni), sono quelle che dimostrano una più alta propensione al risparmio: sebbene rappresentino solo il 13% dei clienti, apportano il 27% del patrimonio.

Se poi guardiamo agli obiettivi di risparmio fissati dalle donne, emerge il loro spirito avventuriero: al primo posto figurano i viaggi (33%). Rispetto agli uomini, sono poi più propense a risparmiare per progetti futuri: come per la casa (4,9% contro 2,6%), per l’educazione (2,6% contro 1,7%) e per il matrimonio (2,2% contro 1,3%). Inoltre, sono più generose: già a 33 anni risparmiano per “Persone care” (gli uomini iniziano a farlo a 42 anni) e l’obiettivo “Progetti per sé” viene scelto dal 9,8% delle donne contro il 14,7% degli uomini.

In linea generale, le risparmiatrici su Gimme5 sono più inclini degli uomini a porsi degli obiettivi ambiziosi e a non demordere: anche se ci mettono più tempo raggiungono l’obiettivo con successo.

 

Nel caso in cui te la fossi persa, abbiamo parlato proprio di questo tema in una puntata di Gimme5 Live, la diretta streaming che puoi seguire tutte le settimane dal profilo Youtube, Facebook e Twitch, o dal sito di Gimme5.

Se non vedi il video, clicca qui.

Rimani sempre aggiornato

Ricevi la nostra newsletter periodica in cui ti invieremo solo il meglio dei contenuti e delle novità riguardanti Gimme5.

Iscriviti