07 Mar 2024
By redazione Gimme5
Analizzando la storia economica mondiale salta all’occhio un fatto su tutti: le crisi di mercato e i crolli finanziari sono fenomeni ricorrenti. Secondo il Fund Manager, Steve Watson, si verifica una crisi ogni 18 mesi circa.
Sebbene questi eventi portino con sé difficoltà e sfide significative, hanno anche il potere di insegnare lezioni importanti e di spingere verso l’adozione di misure precauzionali per non incorrere negli stessi tranelli.
Ogni crisi finanziaria ha le sue peculiarità e ha contribuito in maniera unica all’evoluzione del sistema economico-finanziario globale.
Abbiamo quindi voluto raccogliere le 10 crisi più importanti, da cui tratte interessanti lezioni finanziarie.
Anche noto come “Crollo di Wall Street“, si tratta di una crisi economica che colpì l’economia mondiale al finire degli anni Venti. Ma come scaturì?
Negli anni del dopoguerra, gli U.S.A. vissero un periodo di prosperità grazie all’industria automobilistica e all’elevata produttività. I tanti risparmi cumulati e l’assenza di limiti alla speculazione, portarono un ampio ricorso al credito da parte degli investitori: dal 1920 al ’20 triplicò il volume degli investimenti azionari e dal ’26 al ’29 gli indici di Borsa salirono da 100 a 216. Questo aumento del valore delle azioni non corrispondeva però a un effettivo aumento della produzione e delle vendite: si gonfiò mano a mano la bolla che, con l’arrivo di altri fattori come la caduta dei prezzi dei prodotti agricoli, finì per scoppiare.
Il 24 ottobre, noto come giovedì nero, vennero vendute 13 milioni di azioni causando un ribasso dell’indice di 50 punti percentuali. Lunedì 28 e martedì 29 ottobre (il martedì nero) crollò la New York Stock Exchange.
Questa crisi ha messo in luce i pericoli della speculazione e di una regolamentazione inadeguata, portando alla creazione di organismi come la Securities and Exchange Commission (SEC) negli Stati Uniti, gli accordi di Bretton Woods e la nascita dell’Onu.
Nel corso degli anni ’70, i problemi politici tra U.S.A., Israele e Paesi arabi, portarono questi ultimi a ridurre le esportazioni di petrolio verso l’occidente, causando un’impennata dei prezzi. Ne derivò una corsa inflazionistica e un successivo rialzo dei tassi.
La crisi interruppe il “trentennio glorioso” del dopoguerra, e mise in evidenza la vulnerabilità delle economie occidentali alla volatilità dei prezzi delle materie prime, spingendo verso una diversificazione energetica e politiche monetarie più rigide.
Abbiamo parlato meglio degli Anni ’70 in questo post.
Forse tra le più strane crisi, in quanto ancora non si sanno con precisione le ragioni: tra le ipotesi, l’azione del computer di trading che sbalzo i flussi tra America e Asia. In un solo giorno, il 19 ottobre, i listini mondiali subirono un improvvisa discesa, con l’epicentro alla Borsa di Hong Kong dove si dimezzò la capitalizzazione dei suoi indici.
La crisi evidenziò i rischi dell’automazione del trading e la mancanza di coordinamento tra i mercati globali, portando a un maggiore focus sulla gestione del rischio e sull’importanza dei meccanismi di stop-loss.
Puoi trovare diversi film sulle crisi in questo articolo.
Forti della rapida crescita economica, molte aziende iniziarono a investire in attività azionarie speculative e nel real estate. Al contempo, le banche concessero condizioni molto accomodanti, vista l’elevata liquidità disponibile e la forte domanda, ma la Bank of Japan, preoccupata dall’eccessiva concessione di credito alzo bruscamente i tassi, facendo scoppiare la bolla e portando il Giappone verso il “decennio perduto“.
Questo evento ha dimostrato i pericoli di un’eccessiva espansione del credito e di una speculazione immobiliare sfrenata, portando le banche centrali a prestare maggiore attenzione agli equilibri tra politiche monetarie espansive e stabilità dei prezzi degli asset.
Per tornare a fare gola ai mercati, la Thailandia – che aveva da poco liberalizzato gli scambi – decise di sviluppare la propria moneta, il baht. Sotto l’influenza del FMI e del Tesoro americano, gli scambi di capitale aumentarono fino a un sesto del Pil. Ma il finanziamento del FMI al governo fece crollare la fiducia e, in seguito, anche la moneta, coinvolgendo le economie limitrofe dette “Tigri Asiatiche“: Taiwan, Corea del Sud, Singapore, Hong Kong.
Questa crisi mise in luce i rischi della liberalizzazione finanziaria non accompagnata da un adeguato quadro regolamentare e di vigilanza.
Tra le più celebri, questa crisi nacque dall’euforia generata dalle avanguardie della new economy tra fine anni ’90 e inizi 2000, che portarono gli investitori a scommettere sul comparto nonostante non vi fossero a supporto indicatori di reddittività.
La crisi ha evidenziato i rischi di una valutazione eccessiva delle aziende basate su aspettative di crescita future non realistiche.
Abbiamo parlato di più degli Anni ’90 in questo post.
Spinte dalla crescita del settore immobiliare, le banche iniziarono a rendere i mutui sempre più accessibili – mutui subprime – ma quando, nel 2006, iniziarono ad aumentare le rate, arrivarono anche le prime insolvenze. Il settore immobiliare iniziò mano a mano a perdere valore e, con esso, gli istituti che avevano concesso più credito fino a portare a una crisi di liquidità e al fallimento di Lehman Brothers.
La crisi ha sottolineato i pericoli dell’eccessiva leva finanziaria, della mancanza di trasparenza nei prodotti finanziari e della debolezza nella regolamentazione, portando a riforme come il Dodd-Frank Act negli Stati Uniti e nuove strutture di vigilanza a livello globale.
Puoi trovare diversi documentari al riguardo in questo articolo.
La crisi partita in U.S.A. arrivò nel vecchio continente: le difficoltà economiche si sommarono a livelli insostenibili di deficit di bilancio che misero in ginocchio, principalmente, i cosiddetti PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna).
La crisi portò all’adozione di misure di austerità, riforme strutturali al sistema bancario e meccanismi di sostegno finanziario come il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES).
Con il mercato immobiliare cinese che rallentava e politiche che arginavano l’uscita di capitali di dubbia provenienza al di fuori dei confini, affluirono alle Borse sempre più risorse. Quando, il 12 giugno 2015, iniziò la riscossione dei profitti, si verificò un’ondata di vendite che poi portò una crisi.
L’eccessiva speculazione sui mercati azionari ha evidenziato come fosse necessaria per la Cina, una maggiore regolamentazione e l’apertura verso l’esterno.
Infine, la recente Pandemia ha unito crisi sanitaria ed economica: politiche monetarie e fiscali sono state allineate per cercare di arginare il propagarsi della crisi, in un momento in cui i Paesi in lockdown vedevano minata la salute pubblica e la produzione. Al contempo, nuova liquidità veniva immessa sul mercato per supportare al sistema.
Il Covid ha dimostrato l’interdipendenza globale e la necessità di risposte coordinate per fronteggiare sfide senza precedenti.
Ogni crisi, pur nella sua unicità, contribuisce a modellare un approccio più riflessivo e preparato di fronte alle inevitabili turbolenze che si susseguiranno negli anni.
I mercati, infatti, sono governati dall’incertezza, alla base del principio del rischio-rendimento.
L’alternarsi di stagioni di crescita a momenti di caduta è fisiologico per il sistema e bisogna conviverci, controllando una comprensibile emotività, per riuscire a realizzare i propri obiettivi di risparmio di medio-lungo periodo.
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